La passione per il caffè dipende dai geni?
Caffè dipendenti di tutto il Mondo, non demoralizzatevi, se gli “astemi” non vi comprendono: adesso la spiegazione è scientifica o meglio genetica. Il caffè non appare un rituale come nel caso del tè, ma per chi lo beve è un attimo d’estasi nell’ordinario caos quotidiano. Sembra che la dipendenza dalla caffeina dipenda dai nostri geni.
Sono diverse le ragioni che possono spingere a bere caffè e nessuna è sbagliata. Il caffè al bar è spesso una dolce e rapida sosta, giusto il tempo di un aneddoto.
Da oggi avrai un nuovo argomento da esporre ai soci amanti della caffeina: la passione per il caffè è una questione di genetica. Potrebbe apparire una banale giustificazione, per bere diversi caffè al giorno, ma in realtà c’è molto di più, con una lunga ricerca scientifica dietro la semplice frase quasi provocatoria.
Se vuoi scoprire di più e sapere tutto sulla bevanda nera più amata in Italia, non ti resta che proseguire la lettura di questo articolo, in cui andremo ad analizzare diversi aspetti che compongono il vasto mondo della caffeina.
Perché il caffè piace anche se amaro
La prima grande divisione tra gli amanti della caffeina è la scelta tra berlo amaro e zuccherarlo. Alle volte la situazione ci conduce a bere il caffè amaro ma senza troppe difficoltà o delusione, rispetto per esempio un piatto senza sale.
Che tu faccia parte di una fazione o l’altra, la domanda sorge spontanea: perché il caffè piace anche se amaro? La risposta non è da ricercare nei nostri gusti personali, ma nella scienza. In sintesi, l’associazione tra l’amarezza della bevanda e gli effetti energetici che la caffeina produce in noi crea un’unione davvero apprezzabile, diversamente da altre bevande o cibi amari. Non solo concomitanza di effetti: anche il DNA ci fa apprezzare meglio il caffè amaro.
Cosa è il gene del caffè?
Come può centrare il DNA nell’apprezzamento del caffè e in particolare nell’amarezza della bevanda? Perché la genetica potrebbe indurti a bere il caffè amaro?
Le varianti genetiche che formano ognuno di noi possono cambiare anche in un’infinitesima parte del codice genetico. Ciò potrebbe essere determinante per l’influenza dell’amaro sul gusto. Il nostro DNA ha diverse tolleranze al gusto amaro, tant’è che puoi apprezzare l’amarezza del caffè, ma magari non l’amarezza dell’acqua tonica o dei broccoli (o viceversa).
Oltre l’amaro, questo specifico “gene del caffè” sarebbe anche fautore della propensione al consumo moderato o eccessivo della bevanda. Il gene “PDSS2” è correlato alla nostra capacità delle cellule di scomporre la caffeina. In base al lavoro del gene, potresti avere maggiori livelli di caffeina nel sangue o avere un tempo più lungo o ridotto di permanenza dell’elemento in circolo nel corpo. Più è presente un’alterazione del gene PDSS2 e minori sono le probabilità di un consumo eccessivo di caffè.
Perché alcuni bevono molto caffè e altri poco?
Come detto, il gene del caffè influisce drasticamente sul corpo e sulle nostre scelte riguardo il consumo di caffè. Quindi perché alcuni bevono molto caffè e altri poco?
È solo una questione genetica?
La risposta sembrerebbe essere proprio il fenomeno genetico.
La differenza tra chi consuma molto caffè e chi poco è dovuta al gene PDSS2: chi mantiene la caffeina nel circolo sanguigno più a lungo è meno propenso a consumare caffè in maniera eccessiva durante la giornata, mentre chi possiede un gene del caffè “inferiore” tende ad avere un consumo maggiore e quasi costante.
La differenza tra chi beve tanto o poco caffè dipende dalla genetica!
Dipendenza dalla caffeina
Come ogni sostanza del genere, il caffè può condurre a una dipendenza da caffeina o è una bufala?
Come la teina e la nicotina, anche la caffeina può condurre a una flebile dipendenza psico-fisica. Ciò è dovuto a un’assunzione eccessiva e continuativa. Il principio di stimolazione alla base della sostanza crea noradrenalina e adrenalina: si diventa più rapidi ma meno precisi.
Gli effetti positivi riscontrati dal corpo quando beviamo caffè ci inducono inconsciamente a volerne avere sempre di più e dunque a una sorta di lieve dipendenza.
Quante volte sei stato al bar e sentito dire la frase “Non riesco a svegliarmi senza il caffè”?
In questa banale e comune frase degli assuntori di caffeina vi è celata tutta la sua potenzialità e anche la possibile dipendenza. La caffeina simula l’adenosina, togliendo quei limiti di velocità del cervello: senza nessun elemento a rallentare il sistema nervoso, attraverso l’introduzione del caffè, il nostro cervello non ha ricettori che lo frenano. Come ogni eccitante, anche la caffeina ci fa passare da assuefazione a tolleranza: cosa succederebbe se smettessi di bere caffè?
Cosa accade se smettiamo di bere caffè?
Più bevi caffè più alzi la tolleranza del tuo corpo alla caffeina.
Ciò implica che ogni giorno che passa il tuo consumo di caffè aumenta, creando difatti il classico schema di dipendenza. Prima di giungere a un abuso che possa portare effetti negativi potresti aver scelto di eliminare la caffeina dalla tua dieta giornaliera, ma cosa accade se smettiamo di bere caffè? Tutto dipende dal numero di tazzine, dalla nostra genetica e soprattutto dalla nostra volontà.
Quando si smette di bere caffè, la mancanza di caffeina comporta diversi effetti spiacevoli come dolori muscolari, difficoltà a concentrarsi, emicrania, irritabilità e affaticamento: tutti elementi riconducibili alla sintomatologia dell’astinenza.
Il taglio netto della caffeina può condurti a “ricadere” nel vizio e aumentare le tazzine di caffè giornaliere. Anche questo aspetto è nocivo: smettere per riprendere con ancor più frequenza aggiunge nuovi sintomi quali disturbi del sonno, suscettibilità, ansia e mutamento dell’umore in negativo, oltre a una maggiore confusione in testa.
Smettere di bere caffè all’improvviso può condurti anche ad avere problemi fisici col presentarsi di cefalea, tachicardia, nausea, disturbi gastrici e disidratazione.
Esistono benefici quando si beve caffè nelle giuste quantità? Sì.
Dopo un periodo di transizione (e diminuendo progressivamente se si è forti consumatori), dosare bene la quantità di caffè migliora l’efficienza naturale del nostro organismo: dal ciclo dormiveglia fino a un miglioramento dell’apparato digerente.
Caffè e Cervello: effetti e loro durata
Se sei arrivato fin qui hai già un’idea ben chiara della correlazione tra caffè e cervello.
Poche tazzine di un caffè di qualità possono portare determinati benefici senza intaccare il corpo o creare dipendenza. Come ogni altra cosa, un uso eccessivo può condurre ad effetti indesiderati.
Quindi quanti caffè posso bere al giorno? Non esiste una risposta precisa, variando da persona a persona. È buona regola non superare le tre tazzine di caffè al giorno, possibilmente suddivise durante l’arco della giornata.
Superare questa soglia potrebbe portare agli effetti indesiderati sopra citati. Bere caffè fa bene se nelle giuste dosi. Il caffè può aiutare ad affrontare una lunga giornata di lavoro o eccitare in maniera corretta il nostro organismo (poiché la caffeina ha effetti stimolanti ma sicuri per la nostra salute).
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